“Oggi come Ieri” ‘zine: l’intervista a Elisa, Giovanni e Stefano

Due chiacchiere con gli amici Elisa, Giovanni e Stefano della ‘zine “Oggi come Ieri”.

Come vi siete avvicinati alla cultura punk e cosa rappresenta per voi?

Ciao Laura, innanzitutto grazie per questa opportunità!

(Elisa) Ti confesso che mi fa strano essere intervistata e non intervistare! ahah! Mi avvicino alla cultura Punk per un bellissimo, chiamiamolo, caso della vita. La musica è sempre stata la mia migliore amica fin da quando ero alta poco più di un metro, grazie alla passione sfrenata di mio zio per i Beatles, ai mostri sacri del cantautorato italiano e i pezzi degli anni ’60 (cantati a squarciagola in auto con mia mamma!). Nei primi anni 2000, a 12/13 anni direttamente dalla stanza di mio cugino, sento questa musica completamente diversa da tutta la noia che girava in quel periodo e, incuriosita, mi feci passare qualche musicassetta e cd. Fu amore a primo ascolto, non me ne separai più. I miei sabati pomeriggio li passavo nel negozio di dischi “33 giri” di Piacenza (che ricordi!) a spulciare tra i cd punk usati e in qualche vecchia libreria a cercare libri che parlassero di questa cultura. Mi facevo anche tradurre dalla mia prof di Inglese alcuni testi per capire meglio il significato! Era diventato il mio mondo, il mio tutto. Essendo poi l’unica, ai tempi, ad ascoltare questo genere nella mia cerchia ristretta di amicizie, non potevo confrontarmi con nessuno e cercare di ampliare le mie conoscenze. Insomma, sono “cresciuta” sola, ma ne vado comunque fiera.

(Giovanni) Ascolto musica Punk grazie a mia sorella; parliamo dei primi anni 90, direttamente dalla nostra tavernetta! Tantissima “scuola” l’ho fatta ascoltando i suoi dischi e CD: dal Metal, al Punk, alla New wave.

(Stefano) Personalmente mi avvicinai al punk rock, tra il 1989 e 1990,e senza dubbio avevo a disposizione più…capelli! ahhh!ahhhh! ahhhh! Scherzi a parte, credo che se non fosse stato per il mio ex compagno delle scuole superiori, senza di lui non avrei mai scoperto questa sottocultura. giovanile e urbana. Nel 1992 frequentavo già la festa della radio antagonista a Brescia, che promosse la prima ufficiale edizione. Nell’arco di poco tempo conobbi dj fu-manchu jumanji, che da molti anni oggi vive in Liguria, causa motivi …sentimentali. Con lui iniziai a frequentare il csoa cittadino, ma non partecipai all’occupazione dello storico magazzino comunale di via industriale. Più tardi iniziammo a trovare cd e dischi da Pick-up records e Pinto dischi, e questo fu il primo punto di partenza e di svolta. Esistevano altri punk a Brescia che seguirono…e produssero bands proprie come le Orbiter (un gruppo femminile a metà strada tra le Slits e gli X-ray spex),ma soprattutto gli Strafottenti, che furono un mix tra Vibrators, Boys, Uk subs e Buzzcocks. più tardi giunsero bands come i Pigliati male e Bad barbies revenge, che proposero sonorità vicine a Offspring, Nofx, Total chaos, Green day. Spostandosi in provincia, senza dubbio le Peaches (le pesche, un gruppo totalmente femminile), proposero di essere le “hole made in provincia”; i ragni domestici invece con sonorita’ tra Punkreas ed altro, ed i Dinamika dalla bassa valsabbia, che seguirono credo suoni hardcore stile “de crew” e molto altro. L’inizio come vedi fu promettente, ed in qualche modo ebbe un seguito: i Totale apatia, che con la loro storia personale on the road, nel senso vero di questa frase ,si apprestano a festeggiare le 30 candeline…tra non molto. I nettezza umana furono la vera ciliegina sulla torta, capaci di stupire e sfornare brani hardcore punk…al fulmicotone…tra la provincia bresciana e cremonese. Storia streetpunk a parte, fu quella delle stringhe gialle, che fecero brani propri, ma al tempo stesso proposero brani di Asociale, Ghetto 84, Nabat e Klasse kriminale. Stesso discorso vale per i the Sicks, tra Brescia e Cremona, che ebbero la fortuna di suonare con storiche bands, proponendo uno streetpunk influenzato da vari gruppi esteri. Se invece dovessi fare un salto indietro nel tempo, tra gli anni ’80 e ’90, conobbi Nicola m, che oltre a possedere i 2 singoli originali dei Nabat, nel 1983 suonava insieme a Ciana, in una punk hardcore band chiamata “Anticorpi”, e che produsse con la sua band una demotape. Il 1983 fu un anno importante in quanto affermò la capacità del kollettivo punk di quel tempo, di saper organizzare, e di essere l’alternativa ai paninari, in forte espansione. Già nel 1982, per promuovere la loro demotape, i rappresaglia da Milano, furono invitati a suonare presso il centro socio-culturale al quartiere casazza: le foto di Maurizio e soci, finirono nella ristampa in digitale e vinile del suddetto demotape, dentro e fuori il luogo del concerto. Il 1 ottobre 1983 i declino suonarono a Brescia, ”come una promessa” per i punx bresciani, promuovendo i brani del loro storico singolo, ma anche dello split mucchio selvaggio. La vera chicca per’ fu degli anticorpi, che fecero del loro meglio, con il collettivo punk bresciano per organizzare un festival punk cittadino, poi finito su tape. La storia ancora una volta toccò la città, nel senso vero, in quanto i seguenti gruppi, Negazione, Kollettivo, Disarmo e i locali Anticorpi dopo un grande festival, finirono sulla tape compilation “contro chi vuole tappare la bocca”. Di quell’evento, non solo c’è una foto dei Declino, presi dal vivo e finita su una punk-zine, ma i Negazione fecero un lp “unofficial” dal titolo “1983-pre early days”-live Brescia 01-10-1983,-prodotta da disforia tapes-lp! Nel 1986 un’altra punk hardcore band bresciana, gli Amorfi suonarono nella nuova sede del csoa virus di Milano, dopo lo sgombero della storica sede di via Correggio 18,il 15 maggio 1984. All’inizio degli anni novanta un’altra band, riuscì ad emergere a Brescia, producendo un paio di albums “potx” e “stupido teatro”: gli Waka waka furono una realtà punk-hardcore, sotto l’etichetta indipendente torinese di Pinerolo, la mister x! Tra la fine degli anni ’80 inizio anni ’90 un’altra band storica punk hardcore suonò in un locale occupato a Brescia, lo storico combo milanese degli Atrox, pronti a costruirsi il loro spazio di…popolarità ! Dopo l’inizio anni novanta, i Turnasank con l’Uomo involtino, fecero la loro comparsa nel panorama bresciano underground, proponendo punk -punk hardcore teatrale, Sotto l’influenza di Crass, Poison girls ed altro: in qualche modo si trattò di sostenere la scena bresciana, in forte crescita, e poco dopo vedremo la nuova formazione, sempre rimaneggiata nelle varie occasioni e festivals, sotto il nome di “l’uomo involtino…ed il putrido liquame”, nel corso dei vari decenni. In qualche modo fu anche un tentativo di spronare altri a …prendere in mano strumenti e creare nuove bands in città e dintorni. Dopo l’inizio della scena nel nuovo posto in via industriale a Brescia, alcuni del collettivo di gestione del posto, si scontrarono con l’idea politica e mentalità anarchica dei punx bestia, tant’è che questi ultimi furono allontanati definitivamente, come altri squatters anarchici. Alcuni confluirono nella zona chiamata “inferno occupato”, tra via morosini e via industriale, dove si scontrarono con la mala locale, come zona di spaccio tra via Milano e dintorni, tant’è che i punx liberarono la citata zona dagli spac- ciatori, e s’insediarono…a titolo definitivo per qualche anno, fino allo sgombero dopo gli anni duemila. Pressochè tutti gli anarchici e squatters confluirono nel kollettivo anarchico chiamato “la pantegana”, e diedero seguito ad una serie di occupazioni varie, in risposta alle polemiche con il posto gestito dagli autonomi, in via industriale a Brescia! Con probabilità fu in qualche modo un’esperienza che durò fino allo sgombero del cosiddetto “inferno occupato”: in altre occasioni precedenti alcuni squatters finirono al laboratorio anarchico in via de amicis, fino allo sgombero forzato dettato dal “potentato milanese dei padroni della città”! Sempre negli anni novanta, un altro collettivo giovanile denominato “cellula prima anarchica” propose una serie di festivals in Valle sabbia, tra Sabbio chiese e Vestone: fu un trionfo …di pirro, perché non ebbe continuità nel tempo, ma comunque importante. Furono invitati gruppi italiani dal resto d’Italia quali: Oltretorrente, De crew, Atrox, Frutteti riarsi. Tornando al punk in generale, oltre alle bands citate, ci furono altre che spaziariono oltre il punk rock, quali Jet set roger (che costruì a sua immagine proprio nella sua città )tra l’altro proponendo anche covers del compianto Johnny Thunders con gli Heartbreakers. Ma la vera sorpresa toccò ai The Mughshots, autori di un punk discreto, in un mix con New wave ed Horror: una band unica nel suo genere, influenzata da gruppi come, Stranglers, Killing joke, King diamond, Damned, ed altro, capitanati da dj evil, forte di amicizie con artisti all’estero: Stranglers, Misfits, Patty smith ed altrettanti ancora. All’inizio degli anni duemila, presso il noto csa cittadino ci fu un po’ un ricambio generazionale, non solo a livello studentesco, ma anche come sostenitori del punk rock, e del punk in generale. Gruppi come i Pigliati male, Orbiter, Bad barbies revenge, Ragni domestici, Dinamika, Strafottenti, Stringhe gialle, Peaches, Waka waka avevano con il tempo dato “forfait” in città e fu necessario che ci fossero nuovi gruppi, in generale. Inizialmente alcuni ragazzi si distaccarono dal pensiero studentesco antagonista iniziale andando ad abbracciare qualcosa che fosse vicino al punk rock o al punk hardcore. Ho citato inizialmente, perché nel momento in cui iniziò a circolare materiale musicale inerente al punk hardcore anni ’80,considerato nel 1984 come il migliore al mondo da giornali come maximun rock’n’roll in u.s.a. e distribuito nel mondo. Quest’affermazione trovò fondamento nel momento in cui sostenitori di gruppi quali Green day, Blink 182, Offspring, Nofx ecc, furono “soppiantati” da altri strettamente legati e influenzati dal punk italiano anni ’80 e dal punk hardcore internazionale anni ’80: da quel preciso momento ci fu la coscenza di osare,osare prendere in mano uno strumento e dire che il punk hardcore fosse qualcosa di molto concreto e non una cosa astratta a se’. Con la nascita di gruppi come Smashrooms, Uprising punk ed altrettanti, il punk hardcore urbano si affianco’ a quello provinciale tra brescia e Cremona (sostenuto da Sex willer e soprattutto Nettezza umana) e quello proveniente dalla vicina Bergamo: i ragazzi così furono consapevoli della loro attitudine e capacità compositiva, in direzione di uno stile autentico e pulito, fuori dalle logiche di mercato delle majors, ma promuovendo piccole labels indipendenti, come la Indie box e soprattutto la epidemic records a livello locale. In tutto questo, oltre ai Totale apatia, gli Skarafaggi e più tardi i Riccobellis portarono avanti il messaggio punk rock, insieme ad altri gruppi minori, dalla provincia alla città per la città ! l’unico gruppo streetpunk, quello dei Sicks tra Brescia e Cremona ebbe il suo piccolo grande momento di gloria quando spesso suonò come band di supporto a gruppi esteri. Lo ska, a Brescia ebbe il suo periodo d’oro fino al 2002-2003, quando furono adottate anche altre influenze, oltre al reggae, con lo ska-core: i Nunc bibendum est e Lemon squeezers proposero tutto quanto in un’apoteosi, terminata…nell’opuscolo riassuntivo chiamato “Brescia ska invasion”,considerato secondo il mio parere come la…grande incompiuta! Aver fatto quest’ultima citazione significa che rispetto a Bergamo, tutto ebbe un termine: mentre nella città orobica, qualcuno osò più del dovuto,tant’e’ che la fortuna bussò alle porte dell’Europa, e per qualche band ci furono produzioni su vinile e cd estere. Tornando al 2002-2003,con consapevolezza, coraggio, attitudine, I gruppi punk rock ed hardcore parteciparono alla prima compilation in digitale chiamata “brixia punx”,se non sbaglio: fu un ulteriore punto di rottura con la città ,al pari dello stesso csa cittadino. In quel preciso momento i ragazzi si unirono sotto un’unica bandiera di protesta, in una città che come non mai, affrontava le varie trasformazioni politiche, sociali ed economiche nelle mani di pochi purtroppo, specialmente con l’arrivo dell’euro, e con un’opera in sordina d’imborghesimento costante in certe zone “consolidate” che bussavano alle porte del capitale, mentre in altre zone, ci si trovò ad abbandonare al proprio destino il restante della popolazione e dei propri figli, in direzione di quartieri-ghetto! Brixia punk in quel momento, partendo dalla copertina della compilation,inizio’ a smascherare una situazione drammatica, in perenne declino, in una società come quella bresciana che “come un ghiacciolo in bocca”, otteneva il proprio contentino-contentone quotidiano, all’ombra di una crescita di centri commerciali a dismisura, la morte di piccoli grandi negozi legati ad attività commerciali ed artigiane storiche nei decenni, e licenze svendute come “azioni a prezzo stracciato”, con relativi locali adibiti ad attività commerciali, con proprietari senza scrupoli pronti ad ottenere la rivalsa personale, cedendo licenze a persone di origini straniere, a prezzi da…capogiro, come non mai! Una città dunque che affrontava a senso unico, la questione dei quartieri, e delle aree dismesse in costante aumento, creando a sua volta quartieri-ghetto “all white” o multirazziali, dove la presenza della criminalità mafiosa e camorrista si rintanava, rispetto al centro-città di quasi 30-40 anni prima, e di storici quartieri di allora adibiti come quartier generale della produzione, confezionamento e spaccio!!! Una città che trattava dunque i figli della media ed alta borghesia e della mondanità urbana e lacustre (il sogno proibito della villa di vacanza per pochi!!!),con il guanto di velluto, mentre il restante del proletariato urbano, della classe lavoratrice, e degli studenti “antagonisti”, neppure le briciole, come i cosiddetti figli di …”nessuno”, portati da caronte verso…un destino incerto (ma esisteva veramente un futuro?). Il csa cittadino per circa 8-10 anni raccolse il meglio ed il peggio di quella rabbia diffusa dentro e fuori la città ,come un riferimento costante a livello italiano ed internazionale, superando in quel momento le lacrime causate nei confronti dei vari social-forums e la varietà del popolo che sfilò a Genova, ridicolizzato, tramortito, sbeffeggiato dai media, dalla politica di palazzo e da chi manovro’…la sicurezza di piazza! scusate l’espressione “beata sicurezza”, ma le parole di un noto attore italiano…possono essere contagiare! A distanza di una decina d’anni lentamente si spense quell’entusiasmo, portando a mini festivals ridotti ad un lumicino, mentre altre città riuscirono ad ottenere quell’esclusiva …andando ben oltre la scena all’interno di un csoa-csa, senza fare nomi. Nel bene e nel male a Brescia oggi ognuno tira l’acqua al proprio mulino, senza rischiare più di tanto, ma al tempo stesso manca quel rapporto di collaborazione vista in anni migliori: ripeto è un mio punto di vista, che in qualche modo raccoglie le sensazioni percepite da altri come me, dentro la mia crew e fuori. Manca quel supporto visto tra varie città prima, mentre in qualche modo sono cresciute rivalità ed esclusività :il capoluogo di regione della grande metropoli come “biglietto da visita”…mentre tutto il resto passa in secondo piano. Il fatto dei vari dj set organizzati in varie…salse e posti, si sono ridotti, ma soprattutto una mancata programmazione oggi sovrapposta ha creato non pochi problemi, non solo per i concerti e festivals quindi. Ognuno ne prenda atto, che sia un pensiero condivisibile o no. Quel che resta,e’ la fedeltà al proprio credo, stile, attitudine, e specialmente alle fanzines cartacee, Sulla scia della storica “loud generation” di Barcio, che fece da faro anche a me ed altri come me, per uscire anche dal piattume e dal logorio della vita urbana. Ma di questo se ne parlerà come risposta nelle prossime domande.

Il progetto “Oggi come ieri” in che modo è nato e che obiettivi si pone?

(Elisa e Giovanni) La fanzine “Oggi come ieri” prende vita nel 2017 all’interno del nostro gruppo.

(Elisa) Personalmente è sempre stato un mio desiderio creare un qualcosa che rimanesse tangibile nel tempo, soprattutto per divulgare la nostra cultura anche a chi sta per approcciarsi nella scena. Il nostro obiettivo è appunto quello di continuare ad alimentare la fiamma, di dare spazio a tutto ciò che gira attorno alla sottocultura skin/punk e soprattutto di avere un ricordo stampato che duri nel tempo.

Riprendendo il nome della vostra fanzine che differenze riscontrate tra la scena punk di “ieri” e quella di “oggi”?

(Stefano) Non è certo facile in quanto la trasformazione avuta dalla scena streetpunk dagli anni ’80 ad oggi è evidente, e magari per qualcuno risulterebbe condivisibile o no, la mia opinione e descrizione. Ma è altrettanto essere precisi, anche se qualcuno storcerà il naso. La scena streetpunk nacque nel 1979-1980 ed ebbe il suo massimo splendore nel 1982. Gli skinheads a quel tempo furono pochissimi vicini alla musica che contraddistinse le origini del movimento in Inghilterra, negli anni ’60, durante la fase del modernismo, e della musica caraibica (ska jamaicanorocksteady-early reggae e reggae). L’Oi britannico rappresentò lo zoccolo duro delle prime teste rasate, come seguito del real punk, tanto sbandierato e supportato in primis, dagli Sham 69 di Jimmy Pursey, considerato quest’ultimo il profeta del punk proletario, e dell’Oi successivo. L’ oi fu un movimento di resistenza giovanile, impolitico, socialisteggiante, nichilista e populista. Queste furono le prime premesse che condizionarono i primi gruppi nichilisti punk in Italia: Nabat da Bologna, Rough da Torino, Dioxina da Rimini, ecc. Lo skinhead a quel tempo, negli anni ’80 fu quel punto di rottura politico tra comunsmo,nazionalsocialismo, anarchismo: il fatto di usare lo scudetto dell’ Italia sul bomber senza simboli politici, rappresentò la propria fede impolitica, il proprio nazionalismo (e non nazionalsocialismo), nichilismo, il progressivo distacco dal pensiero dell’anarco-pacifismo, assorbendo ciò che fu buono dal modernismo. Il modernismo britannico aveva inglobato nella sua totalità il fenomeno beat, presentandosi come un movimento giovanile capace di accettare anche persone non bianche, cioè della comunità nera di Londra, rispetto al periodo del decennio precedente degli anni’50, dove si videro figure giovanili quali teddy boys, greasers, rockers, rockabilly…tutte quante prevalentemente bianche. Nel 1968-1969 durante la fase della nascita degli skinheads, come costola della cultura giamaicana dei rude boys di colore, i pelati ebbero praticamente lo stile, l’attitudine e l’aspetto dei mods (o modernisti su vespe e lambrette); erano mods con capelli più corti. Questa prima identificazione fa’ già capire la differenza tra gli skinheads original e i nazi-fascisti (che chiameremo boneheads!). Negli anni ’80 in Italia, lo skinhead impolitico e nichilista, trovò nella musica oi la forza, l’unità, la compattezza, la tarchiatezza, per il proprio movimento giovanile d’appartenenza, rispetto al punx anarchico, e le dottrine anarco-pacifiste e anti-militariste. Dopo un paio di conventions oi, a Monza nel 1982 e nel gennaio 1983 a Bologna, il 5 febbraio del medesimo anno si percepì che qualcosa stesse lentamente cambiando, tant’è che la scena streetpunk sembrò di colpo vecchia. Appunto il 5 febbraio 1983,inizio’ a consumarsi a Verona ,il primo strappo tra la scena streetpunk oi impolitica, nei confronti di quelle bands che si stavano spingendo verso idee e atteggiamenti di destra. Un festival streetpunk presso il teatro laboratorio di Verona diventò il primo terreno di scontro iniziale, tra slogans fascisti, provocazioni e risse dentro e fuori il luogo dell’evento, che continuò nella notte. In programma sul palco suonarono i rommel skins di Verona (che indossarono la maglia di Hitler, lanciando slogan fascisti), i plastic surgery di Verona, ed i Nabat da bologna. Tra risse e aggressioni sul palco giunse di tutto, dalle monete, alle lattine, ai rasoi aperti. Leggendo queste righe ti sarai chiesta i motivi di tutto ciò! La risposta va ricercata sulla punk-skinzine “all out attack” che a partire tra il 1983 e 1987,sdogano’ il punk anarchico e punk nichilista impolitico per abbracciare le tesi dell’estrema destra britannica: del resto in quell’anno proprio dal regno unito le notizie non furono confortanti, con un movimento skinhead inglese ormai spezzato su due tronconi. Il movimento oi impolitico inglese del resto aveva già regolato i conti, a certe accuse perpetrate dall’estrema sinistra con i fatti di Southall del 4 luglio 1981. Mentre nell’estate del 1982 regolò i conti con l’estrema destra, con risse dentro e fuori il 100 club di Londra durante il festival streetpunk tra la punk-oi band Infa riot, e un’altra band, gli Skrewdriver, questi ultimi con il loro seguito di boneheads, ormai prossimi a fare la scelta di supportare il national front britannico. Da questo preciso momento in Inghilterra il movimento oi impolitico con la propria carica anti-istituzionale, andò a scontrarsi con le dottrine propinate dall’estrema destra e della neonata organizzazione chiamata “rock against communism” o r.a.c.! A quel tempo solo i padrini del movimento skinhead, il giornalista Garry Bushell della rivista “sounds”, ed il poeta scrittore Garry Johnson, difesero ad oltranza i ragazzi della strada dalle accuse ricevute da ogni parte, tra cui i mass media. Purtroppo i media fecero la loro parte, il bello e cattivo tempo anche nei confronti dei gruppi legati allo ska revival o ska two tone, rendendosi oltremodo ridicoli agli occhi dei…lettori! Per farla breve da un lato il movimento oi con l’ala socialista impolitica di gruppi quali Red London, Red Alert, Angelic Upstarts andò a scontrarsi con l’estrema destra di r.a.c., e gruppi quali Skrewdriver, Owalteenies, Brutal Attack, British Standard, Squadron ed altre. Tutto ciò che avvenne in Inghilterra, ebbe un riflesso iniziale, a cui fecero seguito ripercussioni anche sul movimento skinhead in Italia. Se i fatti avvenuti a Verona il 5 febbraio 1983 furono l’avvisaglia di un malessere che andò in direzione dell’estremismo politico, il peggio avvenne con il terzo raduno oi nazionale del 19 giugno 1983, quando il “bubbone politico di destra” e gli attriti legati a motivi campanilisti tra appartenenti di varie città ,verso un punto di non ritorno. Quel sogno di costruire un movimento skinhead in Italia, al pari di quello britannico, tenendo fuori l’estremismo politico, crollò come un castello di carta: quel giorno i padri del movimento, sia come gruppi che come singole persone si resero conto che l’unità dei ragazzi, come progetto di Jimmy Pursey degli Sham 69 fu’ un’idea utopistica. Con le provocazioni e le violenze mostrate dalla destra, il restante movimento oi in Italia cercò di mantenersi ancora su posizioni di “no politica ad oltranza”, e questo fu tra i motivi che fecero alzare da quel preciso momento i livelli di scontro, tra accuse reciproche, con i fascisti: questi ultimi accusarono tutti gli skinheads “impolitici” di avere amicizie con i vari centri sociali autogestiti di allora e di essere soltanto dei modaioli per scelta personale, indossando il tricolore, e…soprattutto di non volersi schierare politicamente. Inoltre i boneheads iniziarono a costruire una propria scena clandestina, indipendente e parallela, creando proprie bands (Plastic surgery, Rommel skins, Rip-off, Skins army in primis) e proprie organizzazioni extraparlamentari: il veneto fronte skinheads (1986)con la tuono records, il movimento politico occidentale (1987) con la rupe tarpea records, azione skinhead(1990)hammerskin Milano con la assalto sonoro records e barracuda records. Per risposta, il restante movimento oi in Italia rispose con il progetto “linea dura skin” che si propose di isolare le bands vicine alla destra: per prima cosa organizzò un festival streetpunk, a Bologna, il 6 ottobre 1984, patrocinato dalla lega anti-naziskins, c.a.s. records e working class kids zine Savona (scritta e redatta da Tiziano Ansaldi(1994 r.i.p.), che fu manager dei Nabat, collezionista di dischi reggae, ma soprattutto padre degli skinheads antirazzisti in Italia). Il 6 ottobre 1984,sul palco presso le caserme rosse di Bologna, suonarono: Nabat da Bologna, Cani da Pesaro, Hope & glory da Treviso e Fun da Roma! La mossa successiva fu data da un paio di compilations ,su tape ed in vinile, dietro al messaggio no politicano partitica. “O con n’oi o contro di n’oi”, prodotta dalla cavallo tape records e promossa dalla punk skinzine “Kriminal class” di Savona, con la seguente copertina: ”un paio di anfibi che schiacciavano una svastica, una celtica, una falce e martello, una croce cristiana, nel 1984-1985. Ma la vera risposta contro la destra e le accuse della sinistra giunse dalla c.a.s. records , in vinile col seguente titolo:” quelli che …urlano ancora! 11 bands tra la vecchia e nuova generazione skin!”(1985). A quest’ultima citata compilation, i Gangland da Genova non parteciparono, per la scarsa qualità del “master -tape”, mentre gli Skulls di Catania, dal suono vagamente streetpunk, spedirono un loro brano in ritardo. Tra il 1985 ed 1991,l’attenzione delle teste rasate si spostò ,oltre alla musica, sui gradini delle curve e gradinate degli stadi di calcio. I Nabat nell’ottobre 1985, uscirono con il primo ed unico album, stile redskins-kortatu, spostandosi totalmente a sinistra; il gruppo suo malgrado sapeva che sarebbe stata l’unica ed ultima chance per lasciare qualcosa di concreto ai kids italiani, a distanza di quasi 5 anni da un paio di demotapes, ed un paio di singoli di buon successo ottenuto. Dal canto loro, i Nabat dichiararono di aver “inglobato “l’intera scena italiana, fino dagli albori, e che la scena stessa con l’ingresso della violenza, si ritorse solo contro i ragazzi di strada in generale, piu’ che verso le streetpunk bands. La violenza ai festivals streetpunk aveva raggiunto un punto di non ritorno e non se ne andò via più ,tra gigs cancellati, boicottaggi vari da parte dei fascisti ed altro. Il gruppo stesso decise di cambiare i testi di zombie rock- no politica, da rossi e neri a bianchi e neri, e fece la tessera del fgci per poter suonare nei circoli: contemporaneamente il chitarrista Steve jena fu cacciato dal gruppo, approdando a Londra per suonare con gli Skrewdriver e sommerso da insulti di ogni tipo per le proprie scelte intraprese. Il suo posto fu preso da red raggini ,che fu l’ex chitarrista dei dioxina da Rimini. I Nabat sopravvissero un paio d’anni all’album “un altro giorno di gloria”, sciogliendosi nel 1987,dopo un gig d’addio presso il forte prenestino a Roma, nel cuore dell’autonomia operaia capitolina. Con la dipartita dei Nabat, il loro posto fu preso dai neonati Klasse kriminale da Savona, fino dal lontano 1985. Oltre ai Klasse kriminale, gli Hope & glory di Treviso (nati dai Guerriglia urbana e legge marziale) continuarono a mantenere la propria linea di no politica ad oltranza; il medesimo discorso fu per i Gangland da Genova, l’unica e più importante band streetpunk all’ombra della tifoseria locale del “grifone rossoblu”. Ma anche i Claptrap da Cagliari, i Rough da Torino, i Basta da Certaldo ,presso Firenze. I Klasse fecero un demotape” odiati e fieri” ed un paio di singoli, mantenendo una certa attitudine e tenendosi fuori da ogni “strumentalizzazione” di tipo politico. In qualche modo la band di capitan balestra raccolse non solo l’eredità dei Nabat, ma allo stesso tempo i destini di ciò che restò in quel preciso momento…in avanti del movimento oi in Italia. L’anno del 1986, del resto segnò per la prima volta l’ingresso delle formazione extraparlamentari di estrema destra, totalmente gestite da boneheads, come il veneto fronte (regione Veneto), il movimento politico occidentale (nel Lazio), e più tardi azione skinhead (in Lombardia). In Liguria la scena skinhead legata alla cultura modernista, in particolare ai mods genovesi ed al club scooterista ”vecchi bastardi scooter club”, cercò di tenere fuori qualunque tipo di estremismo politico in generale: nel medesimo anno se non sbaglio furono invitati i Business a suonare dal Regno Unito e si verificarono risse tra skins liguri contro nazi-fascisti veneti. queste “scaramucce” furono l’inizio delle vere ostilità create dai boneheads nei confronti del resto del movimento, che ormai lanciati, alla conquista del movimento, crebbero a dismisura, specialmente in Veneto. Tutto questo avvenne nell’arco di 6 anni soltanto, tra il 1986 e 1992,tenendo anche conto dei gravi fatti accaduti a Berlino, con il crollo del muro di Berlino, e che misero in moto una certa situazione politica “opposta” in Europa, con il vento anti-comunista soffiato un po’ dovunque, tra cui l’ Italia: le aggressioni verso gli antagonisti di sinistra, gli omicidi a sfondo razziale, e …accoltellamenti vari, le marce per …”la razza” nonostante i divieti imposti dalle questure, le profanazioni in cimiteri ebraici, gli attacchi compiuti nel quartiere ebraico nella capitale, le provocazioni negli stadi di calcio e nelle tifoserie furono una consuetudine. Nell’aprile 1990 per la prima volta in Italia, gli Angelic Upstarts, una storica real punk band britannica, fu oggetto di attacco e boicottaggio, supportata dai Klasse kriminale a Bologna, da parte dei boneheads: ma il servizio d’ordine al festival riuscì a bloccare e cacciare via i nazi-fascisti in fuga. Nel 1991 in piena energenza “naziskins”, un noto periodico editoriale e la casta di giornalisti, pose nel calderone del “polverone mediatico” gruppi “impolitici” come i Klasse kriminale insieme a gruppi di nazibands legate alla scena dei boneheads,cosi’ creando oltremodo confusione e…aumentando la tiratura e copie di vendite…in edicola! La solita storia. In qualche modo si arrivò al 1992,l’anno del…non ritorno! L’ultima affermazione a questo proposito trovò le basi in ciò che successe in Germania con i fatti dei roghi di rostock, il ritorno del partito clandestino del nsdap, il partito dei lavoratori nazionalsocialisti tedeschi di Hitler del 1933, ed un forte aumento di aggressioni ed omicidi a sfondo razziale in tutta Europa, tra cui il nostro paese. A tutti gli effetti il 1992 fu l’anno in cui ci fu la maggior espansione del fenomeno del “white power rock” e le “relative” situazioni pericolose in tutto il territorio italiano, ma anche quello in cui le autorità in materia di sicurezza, decisero di optare per un…giro di vite costante: il risultato fu la legge mancino o decreto 122,insieme all’operazione “runa”, compiuta nel maggio 1993 che pose fuori legge il network detto base autonoma, e relative organizzazioni di boneheads per un breve tempo. Nel 1994 in Italia, per la prima volta il movimento oi, fu coinvolto lentantamente dall’arrivo del messaggio “politico”dello sh.a.r.p., dal Regno unito e dall’Europa, per merito della skinhead band antifascista gallese dei fratelli Moreno, gli “Oppressed” da Cardiff, che fondarono proprio li’, la prima sezione europea, con una forte penetrazione della sinistra antagonista extra-parlamentare. Quel che mi preme dire, visto che a modo mio, cercai di sostenere questa causa “antirazzista”, fu il racconto della nascita dello sh.a.r.p. in u.s.a. Nei primi anni ’80:skinheads against racial prejudices in America, fu un’organizzazione distante da destra e da sinistra. Fondata a New York da uno skinheads di nome Marcus, insieme ad altri 2 compagni di avventure che dichiarò che senza la cultura jamaicana ed una scena multirazziale, la figura fisica e culturale dello skinhead non sarebbe mai potuta esistere. Per questo motivo marcus dichiarò che solo a New York fecero parte skinheads con almeno 14 paesi d’origine differenti, uniti non solo dalla lingua comune parlata, ma da questa organizzazione antirazzista, con il logo dell’elmo trojano, quello legato alla storica Trojan records, la piu’ importante label indipendente di ska jamaicano, rocksteady, e reggae nel mondo. La missione e cultura portata avanti dalla sh.ar.p.si diffuse a macchia d’olio in quasi tutta Italia, contribuendo alla nascita di sezioni, punkskinzine, gruppi streetpunk, e compilations, supportando i anche i vari csoa-csa. A questo proposito, il 5 marzo 1994 a Milano, presso il csoa Leonkavallo, si svolse il primo storico concerto dei Cock Sparrer dal Regno unito, la più grande streetpunk bands inglese nel mondo, che fin dai primi anni settanta unì vari generi musicali, creandone uno proprio. Da quel momento molti skinheads aderirono allo sh.a.r.p., mentre altri pochi, preferirono continuare a definirsi impolitici o apolitici, senza schierarsi da nessuna parte, tantomeno con i vari csoa-csa. Nel 1995 il “Tiziano Ansaldi benefit tour”, tra Milano e Bologna, raccolse migliaia di ragazzi, nel ricordo di Tiziano Ansaldi, nota figura di spicco della scena, collezionista di dischi ska e rubrica “skaology” su carta e curatore della skinzine “working class kids” da Savona: insieme ad altri come me, voglio ricordarlo come il padre degli skinheads antirazzisti qui’ in Italia, dal lontano 1979-1980-1981. Gli anni 1994-2003 furono anni intensi in cui ci fu aumento di aderenti alla scena, inclusa la nascita di un nuovo genere musicale: l’oi-core. Gruppi come Colonna infame skinhead, Duap, Rabbia, Banda del rione, Scontro e molti altri crearono e portarono avanti nel tempo. Fare un censimento di festivals oi e concerti vari risulta piuttosto difficile, perché ogni settimana …fu una festa …di divertimento e… impegno, ma non sempre per tutti.ci fu anche qualcuno che fu skin per moda e basta ,ma questa è un’altra storia. Nel medesimo periodo nuove bands, crew e produzioni aumentarono a dismisura pressochè dovunque. Dopo Milano, Cremona diventò in Lombardia un punto d’incontro e di socialità per questa scena, per merito anche della neonata “Anfibio records” cittadina. Più tardi giunse anche Bergamo, con la Bergamo rude: inoltre Bergamo fu e rimane tuttora “la capitale” dello ska reggae …in Lombardia, sorpassando Milano! Nel 2002-2003 dopo un paio di raduni a Cremona, furono prese scelte non sempre condivisibili, che portarono lentamente a far sgretolare alcune sezioni della sh.a.r.p., nel tempo: le varie scelte portarono a malumori, ripicche, egoismi personali e scioglimenti vari. Purtroppo con il tempo ,alcune bands storiche considerate “bandschiave” si sciolsero, portando anche a sfasciarsi certe crews e sezioni legate ad esse. Tutto ciò avvenne nell’arco di oltre 20 anni, e con il ritorno dei boneheads un po’ dappertutto, alcuni confluiti in forza nuova e casa pound. Il costo della vita, il caro biglietto dei festivals, la mancanza di lavoro, portò ad avere festivals minori, in Italia, rispetto alla grande forza di comunicazione, logistica e operativa nel resto d’ Europa. Inoltre la mancanza di etichette indipendenti ,rispetto alla scena in Germania, capaci di impiegare “capitali” ed agire sinergicamente a contribuire organizzando festival streetpunk di spessore, fu ed è tuttora una lacuna non indifferente, per dirla obiettivamente. L’unica novità per la scena di oggi, fu quando nacquero i Bull brigade a Torino, che proposero fin da subito sonorità nuove, rispetto a gruppi precedenti: nessun’altra band trovo oggi in Italia, capace di proporre qualcosa di veramente nuovo, a parte i Dalton, a mio parere. Ma se guardiamo all’estero, restiamo fanalino di coda. Dal mio punto di vista, oggi come ieri, come il titolo della zine, le soddisfazioni sono ridotte al lumicino, non per essere pessimista. La scena modernista e scooterista a modo suo ha difeso le teste rasate, nei momenti più difficili, quando in oltre 40 anni, la politica di sinistra e destra additò lo skinhead, come uno spauracchio…da colpire: il modernismo in 65 anni di vita, ha sempre riportato lo skinhead alle origini, come i suoi fratelli rude boys giamaicani; il bonehead per ciò che è, non può essere considerato un rude boy bianco, ma piuttosto un pariah o un freak di destra! Con quest’affermazione, tengo a precisare che skinhead e bonehead non sono, e …mai saranno la stessa cosa…ma per i media sono considerati la medesima cosa! Come citò Roddy Moreno degli Oppressed, in una sua nota canzone:”…è sempre la vecchia storia!” . Certamente aveva ragione su ciò. Per concludere, ringraziandoti e salutandoti, i progetti con la mia crew si perdono in direzione dell’originalità e del modernismo, che può sembrare musica vecchia, ma rispecchia nella sua totalità ,le influenze ed i generi degli anni ’60,’70 e ’80,specialmente agli albori della nascita della figura dello skinhead ed hard-mod in u.k.

Come nasce un numero della vostra ‘zine? Quali criteri adottate per contattare band/artist*?

(Elisa e Giovanni) Tantissimi numeri sono stati “pensati” al nostro pub di fiducia “Red dog” di Rezzato davanti ad una birra, carta e biro! Ognuno di noi da delle idee su chi appunto intervistare, quali temi trattare in base anche a ciò che ci circonda. Ci piace dare spazio a tantissime realtà, a 365° della nostra scena: a partire dalle bands, Dj, scrittori, tatuatori, disegnatori, artisti che ruotano attorno alla cultura punk/skin.

Cosa pensate del modello di fruizione che abbiamo oggi della musica? Supporti come vinili, cd, musicassette sono stati sostituiti dalla “musica liquida” ovvero Spotify, Apple Music, YouTube. Meglio o peggio?

(Elisa e Giovanni) Questa domanda la poniamo spesso anche noi nelle interviste! Siamo divoratori di vinili, usati poi nella maggior parte nelle serate dj set. Adoriamo andare a mercatini/fiere a sporcarci le mani nello spulciare alla ricerca di 45 giri! Senza dubbio youtube è comodo per un preascolto ma rimane un mezzo di passaggio, niente di concreto. Per il re- sto questa nuova tecnologia, non fa parte del nostro essere.

(Stefano) Da parte mia non sono contro certe piattaforme, nel senso che quando qualcuno come me cerca di trovare il cosiddetto “pelo nell’uovo” ahhh!ahhh!ahhh!,la rarità insomma, dietro ad una ricerca storica voluta, la carne al fuoco diventa davvero tanta. Certe volte è necessario ricorrere a quelle piattaforme e programmi, quando certe rarità si perdono su storiche demotapes…perse nella notte dei tempi per farla breve ,in generale! Se ti parlo della scena modernista e ska, uno dei primissimi brani considerato con un suono ancora acerbo tra mentho e calypso in levare, fu un brano cantato nel 1955 da una donna, dal titolo “My boy lollypop”, considerato una vera chicca: all’inizio anni ’60 la minorenne Millie small lo lanciò sul mercato, con un testo leggermente modificato e con un ritmo in levare costante, e questo 45 giri ska raggiunse i 6 milioni di copie. Se ti parlo della scena skinhead anni ’80,in Italia, senza dubbio i gruppi come i Dirty joy da Mestre e gli Sweet baby oi dalla Toscana furono tra le rarità in assoluto, ma anche altri. Un altro esempio furono le produzioni dei Fun da Centocelle a Roma tra il 1981 e 1985,su tapes solo, in presa diretta con i microfoni, e più tardi in via delle robinie nella capitale, che raccontarono a modo loro, in un crescendo tra oi e ska (il vero combocapitolino unico in Italia a quei tempi), i sogni di quei ragazzi negli anni ’80, pronti a prendere le redini della propria vita, e sopravvissuti in qualche modo alla violenza politica, di entrambi gli opposti estremismi ,durante il decennio degli anni di piombo: nella formazione ci fu una certa Lorena Plescia, una delle prime skingirls della capitale, in una line-up totalmente maschile che cantò e supportò la band in questione, specialmente in tre brani come “Uonna club”,” la tua libertà” e “ Il sole che brucia”! Nessuno fu come i fun,ieri e oggi. Poi personalmente preferisco sempre un supporto, fisico, cd, vinile 45 giri e cassetta, con valore non solo affettivo e storico, ma…pecuniario! ahhh!ahhhhh!ahhhhh!

L’ultimo concerto a cui siete stati? Una band che consigliereste caldamente di vedere live?

(Elisa) Ultimamente non frequentiamo tantissimi concerti, per problemi personali. Ultimissimo sono stati i Punkreas nella mia città di nascita a Piacenza, alla mia adorata Cooperativa di Sant’Antonio lo scorso Giugno! Sono tornata ragazzina! (ahah) Senza ombra di dubbio Toy dolls! Spettacolo!

(Giovanni) L’ultimo concerto è stato lo scorso giugno, suonavano i “Total Chaos” in provincia di Bergamo in compagnia di Sghesa. Preferisco i suoni inglesi a quelli americani, ma sono stato contento di averli visti. Consiglio, e spero di rivederli presto, gli Adicts. Oltre ad essere una grande band, è davvero una figata vederli dal vivo, un vero spettacolo!

(Stefano) L’ultimo concerto dal vivo se non sbaglio fu quello dei Total chaos a Bergamo, a Martinengo, in compagnia con Joe the boss(di nome e di fatto al piatto dei suoi giradischi da dj), per l’occasione mia personale del trentennale della band: quando la vidi la prima volta nel 1994,fu lo storico concerto al” covo “ di Bologna, come unico skin in un festival punk-hardcore dentro ad una stanza lunga 20-30 metri e stretta, controllata da due bikers, come addetti alla sicurezza sotto e sopra il palco. La line-up in quell’occasione aveva una donna come batterista ,ed era in tour anche in Italia per promuovere l’album “Patriotick shock”: certamente questa band era autentica e letteralmente prese a calci in culo gruppi come Green day e Blink 182,senza tradire i ragazzi di strada. Ricordo che a quel tempo frequentai pure la scena punk mantovana, di Cerlongo e di Porto mantovano, di cui era entrata mi pare a far parte anche Susy di Bagnolo mella; in quel periodo un altro punk Davide “Cerino”(rip) ci raccontò come fu l’unico a vedere la disgraziata tournee delle pistole del sesso nel lontano 1978, caduti in terra americana come…marziani…dal Regno unito. Un altro punk che conobbi fu Dario con la sua dolce metà ,Flavia, e che con tutta la crew virgiliana, decisero di raggiungere Bologna proprio per l’evento dei Total chaos. Con Susy di Bologna andammo a Bologna nel 1997 per lo storico “teste vuote ossa rotte…tasche piene”e canicola a go-go, presso l’arena del made in bo’ il 15 giugno :33 gradi all’aperto!!! Ci sarebbero da parte mia, più che una sola band da vedere dal vivo e ciò va a confermare la piccolezza della scena italiana….non solo come sonorità ed influenze, nella scena streetpunk intendo. Tralasciando il brasile ormai finito nel baratro della scena destroide, quasi nella sua totalità per colpa dei “paulisti” e federalisti indipendentisti, ad eccetto dei gruppi punk hardcore storici, l’asia oggi resta la grande incompiuta, nel senso che la carne al fuoco è tanta, come produzioni, mentre il Giappone nasconde dietro ad una maschera costante, quel dominio che lo portò ad essere a fianco di Germania e Italia durante la seconda guerra mondiale, e che questo riflesso in oltre 30 anni è rimasto una consuetudine tra ambiguità e gruppi oi che poi si avvicinarono alla destra. In Cina invece ci fu’ con intelligenza il coraggio di combattere l’estremismo nazifascista, mentre in Indonesia, qualcuno tuttora cerca di far breccia tra l’ignoranza locale, in direzione dell’ Europa e dei razzisti che furono legati a c18-blood and honour. Poi ci furono gruppi che si ripulirono la loro ex immagine di boneheads, per supportare la negli anni 2000 la scena antirazzista: l’esempio lampante fu quello degli agent bulldog, in svezia. Ma anche degli ex close shave, (una band apolitica con idee filo-destroidi che non appoggiarono mai il national front britannico, ma suonarono spesso volentieri con gli Skrewdriver di Ian start donaldson):quando questa band scrisse i primi brani, non si rideva con la band, ma della band, perché si consideravano “benefattori”, nel suggerire al cittadino inglese su come comportarsi, dietro a certe situazioni “incresciose” sociali e pubbliche. I Close shave da Birmingham, oggi hanno una formazione rimaneggiata, mentre altri membri storici si sono in qualche modo “ripuliti” la loro immagine suonando negli hard skin ,in u.k. Anche per i Razorblade dall’Olanda, ci fu una “ripulita” d’immagine dopo la nota frequentazione presso uno storico pub in Belgio, di cui non si farà il nome, vicino ai Les villains: più tardi nella loro esistenza, la band creò un suono devastante che la contraddistinse in un mix tra Motorhead e Condemned 84, unico in Europa (fu come tenere in mano una mazza-piccone e demolire un muro di mattoni e cemento per farla breve!). Senza dubbio oggi gli Evil conduct in primis e gli Haymaker in secundis (vero Livio???),sono al di sopra di molti gruppi europei, per i loro suoni, attitudini, stili e molto altro. Le sorprese sono… e restano i “Saints e sinners” ed i Grade 2 che toccarono …l’ Italia. I Bishops green sono una conferma nel tempo, mentre tanto di coppola ai Prowlers, questi ultimi come i precedenti, sono canadesi ed hanno portato avanti la scena dello sh.a.r.p., e prodotto materiale per la Insurgence records ,nel loro paese d’origine. I Misandao dalla Cina con il loro compianto singer, autori di un paio d’album memorabili. A livello internazionale, i Poison idea restano in cima, alla scena hc punk mondiale. Certamente la scena oi americana ha avuto una trasformazione e …flessione negli anni rispetto agli albori: quello che risulta certo è l’enorme differenza sulle origini di questa in particolare, rispetto all’ oi inglese di fine anni ’70, inizio anni ’80, con le relative vicissitudini e fatti compiuti tra il 1979 e 1984, tra la nascita ed il declino. La scena americana skinhead fu totalmente legata al punk hardcore e specialmente al locale cbcb’s, dove il protopunk e il punk anni ’70, si mossero…agli albori di tutto ciò. Successivamente la scena destroide in u.s.a., si staccò dal genere punk hardcore, in direzione di una creazione con propri gruppi, che assunsero nelle loro influenze il genere Metal: l’esempio qui’ è dei Bound for glory, senza dubbio e dei Rahowa (un gruppo dark-wave-metal), tanto sostenuti dai boneheads ed estremisti di destra dell’illinois.

Skin e Punk, è sempre una convivenza pacifica?

(Elisa e Giovanni) Nella nostra esperienza all’interno della scena non abbiamo mai avuto problemi o assistito a diverbi tra skin e punk. Siamo sempre stati uniti grazie alla musica che ci appartiene e anche grazie ai pensieri comuni sull’antifascismo.

(Stefano) Skin e punk una convivenza pacifica? Forse a mente lucida…sicuramente si’!!!ahhh!ahhh! Ragionare con un ubriaco risulta un’incognita costante, non si può mai …sapere. Personalmente di certe persone mi sono stufato, nel momento in cui hanno messo il bastoni tra le ruote, preferendo le “gare di spritz” per i bar della città e bamba a fine serata, criticando il percorso compiuto da me ed altri come me (scusate ma la trash…che cazzo centra con gli skinheads!!!??? e con il reggae?). Di fronte a certe risposte eloquenti, ognuno per la propria strada, che sia condivisibile o no questa opinione. Non concepisco chi vuole essere skinhead e contemporaneamente finire a ballare la tecno in discoteca…senza fare esempi chiari, ma reali!!! ahhh!ahhh!ahhh!ahhhh! La domanda che mi hai posto, trova anche un’altra risposta, che potrebbe sembrare indigeribile e discutibile a molti, che avranno modo di leggere questo pensiero: in questo caso, va molto oltre la storica compilation “skins+ punks=t.n.t.(nov. 1982- gen.1983-c.a.s. rec.). Se debbo dare una risposta completa, con molta probabilità potrei anche trovare il supporto di un vecchi amico classe 1960, Livio, che visse gli anni ’80 della scena skinhead, e che senza dubbio avrebbe suggerito skins+ mods=t.n.t.! Per quest’affermazione…e suggerimento( non odiatemi), rispecchia quella verità scomoda a molti, che non conoscono, e pochi che conoscono, ed è rivolta ai supporters dell’oi music. Quella verità trova fondamento nella Bibbia skinhead, scritta da George Marshall,e tradotta in oltre 20 lingue nel mondo, e che oggi si può provare anche in italiano. George Marshall da Glasgow, insieme ad altri membri della Glasgow spy kids crew, ebbero un’età più vecchia, rispetto ai fans dell’oi music anni ’80,e con questo libro, scrissero circa il culto delle teste rasate, dalle origini e le varie trasformazioni. Il libro in questione, ”lo spirito del ’69”,fu usato come “metro di misura”, per raccontare e giudicare il movimento skinhead, in u.k., raccontandolo “da dentro”, ancor prima che i media e sociologi provassero a raccontare ciò di cui non hanno …mai compreso! Marshall non si risparmia e quando deve colpire qualcuno non si tira indietro: i suoi racconti non sono campati in aria, e non intese innescare una guerra…tra poveri, ne tantomeno mettersi contro i ragazzi della working class britannica, piuttosto raccontare loro la verità. La verità trova fondamento nel 1967-1968,quando gli skinheads nacquero dal modernismo degli anni ’60 (furono chiamati hard mods), e dalla cultura caraibica dei rude boys jamaicani, che portarono la musica ska, rocksteady e reggae nel regno unito: lo stesso Bob Marley nel 1963,ebbe i capelli corti con scarpe mocassino e giacca a 3 bottoni detta skintonic! Quindi ,tra l’altro molti artisti giamaicani scrissero e produssero canzoni per gli skinheads. Nel 1969 la fase centrale chiamata “skinhead reggae “fu una realtà di strada. Lo skinhead in quel periodo è il ribelle, è lo zoticone, è l’amico fraterno del delinquente negro, finiti entrambi sui rapporti scritti dalla polizia britannica, circa la delinquenza giovanile: forte è questo legame, che va molto oltre la musica, ed allo stesso tempo rafforza le medesime idee e stili di vita con l’unione indissolubile con la comunità nera degli indo-occidentali e con gli asiatici, rispetto al cosiddetto “pakibashing” (i pakistani furono una comunità che non intese …integrarsi con altre comunità nere, per comprenderci! Se lo skinhead nacque con il reggae, l’oi nacque dal real punk, tra il periodo 1979-1984! Il fatto di aver citato il modernismo come punto fermo rappresentà anche un altro fatto non indifferente :i mods con il loro movimento giovanile, furono chiamati i Dandies della working class, e furono i primi ad aprirsi alla musica caraibica, a cavallo tra il 1958 e 1960,rispetto alla figura giovanile precedente negli anni ’50 caratterizzata dai teddy boys, rockers, greasers, specialmente durante le rivolte di Notting hill nel 1958,di questi ultimi. I modernisti, oltre ad inglobare il fenomeno Beat, aggiunsero i generi multirazziali della Tamla motown records, della Stax records, del soul jazz, del blues, ed altro ancora. Tra il 1962 e 1963 fu proprio una donna, Cathy mc Gowan, con la trasmissione della bbc “ready steady go” a presentare artisti e gruppi ,bianchi e neri, sul medesimo palco, e che fu alla base dell’estensione del modernismo a livello nazionale. Nel 1979-1980, il revival modernista e l’arrivo dello ska-two tone, conosciuto come ska revival, insieme ai due movies “Quadrophenia”, e “Dance crazy”,influenzarono nel mondo la musica, ed i rispettivi movimenti giovanili, nonché lanciando…in orbita i gruppi musicali inerenti. Questa realtà fu un fenomeno irreversibile, e a modo suo tra il 1979 ed il 1982 fu alla base della nascita del modernismo in Italia e dell’estensione dello ska two tone, nonché della figura dello skinhead, e difendendo quest’ultimo da qualsiasi estremismo politico. Il modernismo fu, e resta tuttora antitetico al razzismo, e ha costruito la propria storia, in oltre 60 anni. I modernisti su 2 ruote, vespe e lambrette, ebbero un’attitudine punk, prima del punk rock, ma senza venire a nessun compromesso politico, mantenendo una propria scena indipendente, a cui aderirono molti scooteristi. Ora spero di aver dato delucidazioni maggiori, circa l’origine degli skinheads. Il punk “centra” fino ad un…certo punto! Parole forse indigeste, ma a modo suo fanno comprendere, e dissipare molti dubbi .

Avete mai pensato di ampliare il progetto in webzine? Le distro come le fanzine che significato portano oggi nel 2024?

(Elisa e Giovanni) Spesso ce lo chiedono, anche per una questione “da remoto”. Ci piace però restare “alla vecchia”, vecchio stampo! Niente digitale ma cartaceo nero su bianco! Abbiamo avuto in passato qualche diverbio dove viene definita la carta “non più di moda”, “retrograde”, oppure per la scelta di “vendere” a 2€ la fanzine troppo elevata, senza capire che è solo per autofinanziarci per continuare a stamparle!

(Stefano) La web zine è certamente lo sbattimento ulteriore, al di là del tempo occupato per gestirla, che è sempre poco per il sottoscritto. E’ alquanto difficile staccarsi da quel pensiero fisso che ha contraddistinto gli anni ’80 e ’90 …con quelle cartacee. Bisognerebbe chiedere a chi è più esperto di me con il pc, e che ci si capacita. Tutto qui’! Il discorso sulle distro e label indipendenti inerenti, rimangono la voce autentica del movimento, in quanto con coraggio producono e ristampano materiale storico sia sonoro, che su dvd.e’ giusto che esistano, perché a modo loro, hanno permesso che tutto quanto non finisse nel…dimenticatoio. Credo che una risposta certa, non ci sia, piuttosto c’è stato il coraggio di osare…di esistere e resistere nel tempo, abbracciando non solo l’oi, ma anche il punk hardcore, il punk 77-80,ma anche lo ska ed il metal. Questa domanda potrebbe trovare risposta presso l’Anfibio records di Cremona, che in quasi 25-30 anni ha dato del “suo” nel senso vero della parola, come produzioni italiane ed estere, in meno di 50 km, dalla città di Brescia…tutto il resto è storia …indigeribile per molti, digeribile per pochi.

Ci sono band a cui siete particolarmente legati? Perchè?

(Elisa) Nel cuore ho inciso Joe Strummer! Per me i Clash sono stati fondamentali e parte della mia vita, stravolgendomi il modo di vedere, pensare e affrontare tutto.

(Giovanni) Gli Erode! Spero che prima o poi facciano una reunion! Il loro coinvolgimento dal vivo lo trovo unico, oltre che per i loro suoni e testi.

(Stefano) Per me certamente ci sono le cosiddette bands trainanti, a modo loro che lasciarono più che una semplice impronta di …anfibio nel panorama nazionale, ma che contemporaneamente ebbero sonorità certamente grezze o devastanti. A mio avviso i Rabbia da Trento, i Duap da Roma, i Colonna infame skinhead da Roma, i Mob da Perugia, i Lumpen da Cosenza, come esempi. Oggi invece per me i Miners sono insieme ai Prodotti locali, i Braca de oss,i Frode, e specialmente i Rango tank, i più vicini nel senso vero della distanza, dove trovarsi a proprio agio, con loro. Ma comunque oggi la scena ha bisogno di nuova linfa e deve svegliarsi!!!

La presenza femminile all’interno della scena punk/skin.

(Elisa) Noi ragazze siamo sicuramente in minoranza rispetto alla media e questo mi è sempre dispiaciuto. Alcune ragazze, forse per timidezza, hanno più difficoltà a rapportarsi in una scena quasi tutta “al maschile”. Per quanto mi riguarda è molto importante essere se stessi nella vita, non dover essere per forza uguale a chi hai vicino e a chi frequenti, puoi anche far parte di una scena e non doverti stravolgere (anche come look): perchè il giudicare o essere giudicato è la prima cosa sbagliata all’interno della nostra cultura. Nella vita di tutti i giorni sono quasi sempre stata messa da parte, ero quella “strana”, quella “diversa” e spessissimo presa in giro e giudicata, invece ho ritrovato la vera ME proprio all’interno della scena, perchè nessuno mi ha mai puntato il dito o deriso, sia femmine che maschi. Eravamo tutti uguali e questa cosa mi ha fatto sempre sentire “a casa”. Sono felicissima quando vedo nuovi volti, anche ragazze più giovani di me unirsi alla scena, perchè deve esserci un cambio generazionale altrimenti la fiamma si spegne. Sono stata spesso a Brighton e lì,ad esempio, ci sono tantissime ragazze e donne più mature, di gran lunga in maggioranza rispetto che in Italia.

(Elisa e Giovanni) Grazie di cuore da parte di tutti noi, Laura. Un grosso in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti!

(Stefano) Se mi chiedi della presenza femminile nella scena, tralasciando chi è sotto il palco per ascoltare ai concerti, oggi chi ha il dominio sul palco come figura femminile, è … sempre meno. Manca il coraggio di porsi al pari di altri elementi “maschili” on stage. Ma non vorrei che quest’affermazione possa essere travisata o confusa: una minoranza femminile coraggiosa on stage c’è ,che non ha la paura di nascondersi e che nella sua imprevedibilità sarebbe capace di andare molto oltre, la presenza, ma di creare hits d’impatto…basta crederci! Vorrei che questo serva a spronare qualcuna. Di esempi ieri ne ho avuti, ed anche oggi di fronte ai “piatti che girano” ai dj set, ho avuto più di una semplice conferma. Con questo basta crederci ed essere costanti nel tempo, costi quel che costi. Spero che sia una risposta esuriente, esempi ce ne sono, sia in Italia che all’estero, di tipe che a modo loro contribuirono a sostenere la scena fino ad oggi..Jenny woo, Liz dei Deadline, Lorena Plescia dei Fun, Elena degli Inerdzia, Le Tremende,ecc.

Per concludere ciao e grazie a tutti, supportate la scena locale a modo vostro.


Pubblicato

in

da